Gli STAGE GRATUITI dello Yoga Sanremo



Lo Yoga Sanremo propone una serie di STAGE GRATUITI adatti a tutti e per tutti i livelli di preparazione.
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Questo l'elenco degli STAGE:




















Questi i giorni e gli orari degli STAGE:
Giovedì ore 18
Giovedì ore 19
Venerdì ore 13
Venerdì ore 14
Venerdì ore 15
Sabato ore 17
Domenica ore 11

"YOGA SANREMO"
Associati FIY (Federazione Italiana Yoga) e CONACREIS(Coordinamento Nazionale Associazioni e Comunità di Ricerca Etica, Interiore e Spirituale)
Via Padre Semeria 174/18 - Sanremo
Mobile 340-8007000 (Luca D'Amore)

Yoga Sanremo, i gruppi che si riuniscono il venerdì alle 14 e alle 15 in Via Padre Semeria 174 Sanremo


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Se desideri partecipare, anche in altri orari, chiama il numero 340-8007000 (Luca Mobile).


Gli incontri sono GRATUITI e per parteciparvi basta essere iscritti al Gruppo Facebook "Amici dello Yoga - Sanremo".
Nelle nostre riunioni ogni persona porta il suo prezioso contributo d'esperienza e di sensibilità verso lo Yoga.


Io credo nello Yoga e nella profondità dei suoi insegnamenti. So che fa bene e migliora la vita. Voglio diffondere questa disciplina e coinvolgere il maggior numero di persone che ancora non la conoscono. Lo Yoga è una filosofia di vita universale, trasversale e senza tempo. Il suo potere sta nell’aiutare a calmare la mente, a equilibrarsi, armonizzarsi, liberarsi da blocchi e insicurezze: è quello che serve in questi tempi che viviamo, così agitati e turbolenti, quello di cui tutti abbiamo bisogno come mai prima d’ora.

Lo Yoga che ti propongo non è il classico "Hatha Yoga", fondato pressochè esclusivamente su posizioni del corpo, spesso eccessivamente forzate, ma uno YOGA che unisce varie tecniche basate sul controllo del respiro, sulla concentrazione e sulla meditazione...

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Luca D'Amore 340-8007000
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Yoga Sanremo



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“Yoga Sanremo” nasce come Blog e come gruppo su Facebook, “Amici dello Yoga - Sanremo”, allo scopo di promuovere la disciplina delloYoga* e le pratiche del Pranayama* (respirazione Yoga) e della Meditazione*, per mezzo del programma “BENESSERE TOTALE”, che con un percorso innovativo, graduale ed accessibile a tutti, propone esercizi di respirazione ritmica*, respirazione dinamica*,ricarica energetica*, concentrazione*, visualizzazione*,meditazione creativa* e meditazione ricettiva*.
Questo tipo di Yoga che unisce posizioni dolci, con tecniche basate sul controllo del respiro, sullaconcentrazione e sulla meditazione, sta soppiantando, almeno negli Stati Uniti, il cosiddetto Hatha Yoga basato pressoché esclusivamente su posizioni del corpo, spesso eccessivamente forzate.
Il programma "BENESSERE TOTALE" prevede inoltre l'analisi ed il commento delle opere principali di tre grandi Maestri di filosofia Yoga: Patanjali*, Yoghi Ramacharaka* e Paramhansa Yogananda*.
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LE CONFERME DAL MONDO SCIENTIFICO

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MEDITAZIONE

La meditazione è uno stato della coscienza che può essere ottenuto mediante l'indirizzamento volontario della nostra attenzione verso un determinato oggetto (meditazione riflessiva) o mediante la completa assenza di pensieri (meditazione recettiva).
La meditazione recettiva ha come scopo l'assenza di pensieri e permette alla mente di raggiungere un livello di "consapevolezza senza pensieri". È un tipo di meditazione tipica di numerose filosofie e religioni orientali.
Nella meditazione riflessiva l'oggetto della meditazione può essere qualsiasi cosa. In genere nella pratica vengono utilizzate visualizzazioni di oggetti fisici oppure semplicemente oggetti che riguardano il mondo interiore come emozioni o qualità, oppure immagini o testi sacri. Questo tipo di meditazione detta anche creativa è più vicina alla cultura occidentale.
Indice[nascondi]
1 Religioni e filosofie orientali
1.1 Buddhismo
2 Cristianesimo
3 Percorsi personali
4 Ricerche Scientifiche
5 Voci correlate
6 Collegamenti esterni
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Religioni e filosofie orientali [modifica]
In certe religioni o filosofie orientali come il buddismo la meditazione (vipassana, zazen, samatha) è l'atto di osservare (anche attraverso un'azione di riflessione introspettiva) la mente, alla ricerca di un possibile stato di nirvana.
Detto altrimenti la meditazione è una capacità della mente che favorisce un percorso interiore e che ne è influenzata.
Attraverso la dinamica del modo di operare della mente, si può riuscire a riconoscere la distinzione tra un io egocentrico, che si identifica con l'essere io (nome) e l'Io (sé) in grado di osservare l'osservatore (oggettivizzare il soggetto). Questo metodo comporta quattro stati di coscienza:
vedo l'oggetto
mi accorgo di vedere che vedo l'oggetto
mi accorgo di vedere il vedere che vede l'oggetto
assorbimento in uno stato che supera la dualità soggetto/oggetto al di là dell'espressione e della comunicazione convenzionale.
Anche nello yoga lo stato raggiunto tramite la pratica della dhyana favorirebbe l'esperienza della "visione" e, ad un livello superiore, dell'illuminazione, ossia della rivelazione della meditazione trascendentale si basa sulla ripetizione mentale di un mantra. In ogni caso il termine "meditazione", com'è inteso normalmente nella lingua italiana, si rivela inadeguato a dare un'idea efficace di questo tipo di pratiche: un termine meno impreciso potrebbe essere contemplazione.

Buddhismo [modifica]

Per approfondire, vedi la voce Chakra.
La meditazione in alcuni tipi di Buddhismo presuppone una speciale fisiologia che sovraimprime al corpo fisico un corpo immaginario, diviso in chakra, centri psicofisici che servono a guidare il processo meditativo. Tali centri sono sette: sulla sommità della testa, tra i due occhi, nella gola, all'altezza del cuore,del diaframma, dell'ombelico e dei genitali. Essi sono immaginati come fiori di loto su ciascuno dei quali sono scritte sillabe mistiche di vario colore. Su queste sillabe e sul loro significato si deve concentrarsi durante la meditazione, dopo tuttavia aver perduto coscienza dela propria persona individuale ed essersi identificato con determinati piani spirituali espressi simbolicamente con il nome e la figura tradizionale de speciali deità del mahāyāna.
In altri tipi di Buddhismo, invece, la meditazione utilizza frasi, mantra o particolari concetti, sui quali ci si concentra prestando attenzione al loro significato, senso, o semplicemente al suono che si ha dalla loro pronuncia durante la meditazione.
Piani spirituali e non
Cristianesimo [modifica]
Nel cristianesimo la meditazione è una forma di preghiera interiore. Viene fatta in una chiesa o cappella, in presenza dell'Eucaristia, o nel privato della propria stanza. Preferibilmente si fa di mattina presto, prima di ogni altra azione della giornata.
Nella sua forma più generale si sviluppa attraverso diversi passi successivi:
Inizia con la invocazione dello Spirito Santo perché sia luce interiore di colui che medita.
Si apre alla contemplazione di una scena evangelica o dalla lettura di un brano della Bibbia o di un altro libro che possa aiutare.
Approfondisce il significato dell'episodio o dell'insegnamento in questione. Lo fa attraverso il ragionamento e la ricerca di situazioni o passi biblici simili o correlati.
Si sofferma su qualche parola o immagine o concetto, "ruminandolo" interiormente.
Chiede a Dio la grazia di vivere il mistero che si è contemplato.
Fissa l'impegno di un qualche gesto da vivere durante la giornata, per trasformare in carità quello che si è contemplato.
Ringrazia il Signore per il dono della luce dell'alto.
Una forma particolare di meditazione è la lectio divina, che è una lettura orante di un passo biblico.

Percorsi personali [modifica]
Esistono molti percorsi personali che non sono all'interno di una religione o una filosofia e di cui la meditazione è strumento indispensabile per approfondire i lati oscuri di noi stessi. Molti si avvalgono di un maestro che permette loro di fare un cammino, un percorso che attraversa nuove consapevolezza di se stessi e della realtà.
Un aspetto fondamentale è la riduzione della sofferenza che insieme alla maggiore consapevolezza abbisognano di un maestro. A tal fine occorrerà conquistarsi un cammino e capacità di meditazione nella relazione con la figura di riferimento. È importante che il maestro non sia solo "padre"/"madre" ma una figura che possa essere lasciata per una nuova realtà affettiva.
In particolare la meditazione del Buddha Sakyamuni e di altri saggi (come Osho Rajneesh) non era ascritta a nessuna religione o filosofia ma seguiva un cammino personale.

Ricerche Scientifiche [modifica]
Uno studio scientifico americano pubblicato sulla rivista Proceedings of the National Academy of Sciences, ha dimostrato l'effettiva utilità della meditazione sul miglioramente delle condizioni di vita: la depressione si attenua, le difese immunitarie aumentano e la pelle appare come più luminosa.
La ricerca è stata effettuata nel corso di cinque giorni dagli scienziati e dai ricercatori dell'Università dell'Oregon e dell'ateneo cinese di Dalian. Due gruppi di venti studenti universitari hanno eseguito: il primo un training di venti minuti al giorno con una tecnica meditativa chiamata Integrative body-mind training, (Ibmt), il secondo ad è stato sottoposto ad una semplice tecnica di rilassamento. Al termine dell'esperimento tutti i ragazzi hanno ricevuto un questionario utile a valutare i livelli di ansia, attenzione, la presenza di cortisolo nella loro saliva e di un ormone associato alle difese immunitarie.
I ricercatori hanno verificato che il gruppo di studenti che avevano applicato il metodo Imbt avevano una concentrazione di cortisolo molto inferiore e una migliore risposta immunitaria rispetto all'altro gruppo. Dai questionari è anche emerso che la meditazione aveva abbassato i livelli di rabbia, ansia, depressione e di fatica.
La tecnica "Integrative body-mind training", Imbt, è nata in Cina intorno agli anni '90, e consente di raggiungere livelli molto elevati di rilassamento, pur restando coscienti. La meditazione si raggiunge attraverso la postura, l'equilibrio della respirazione e la visualizzazione di immagini dettate da un istruttore.
Il dottor Yi-Yuan Tang, il coordinatore della ricerca ha così dedotto che i processi mentali la consapevolezza e l'attenzione sono aspetti della vita che possono essere esercitati, esattamente come i muscoli. La ricerca continuerà negli USA dove verrà effettuata anche una Risonanza magnetica nucleare dello stato precedente e successivo alla meditazione. ( Fonte : Articolo di Repubblica Web del 11/10/2007 )

Se desideri approfondire l'argomento "MEDITAZIONE" scrivi una e-mail a yogasanremo@libero.it

MANTRA

La parola mantra deriva dalla combinazione delle due parole sanscrite manas (mente) e trayati (liberare). Il mantra si può quindi considerare come un suono in grado di liberare la mente dai pensieri.
Sostanzialmente consiste in una formula (una o più sillabe, o lettere o frasi), generalmente in Sanscrito, che vengono ripetute per un certo numero di volte al fine di ottenere un determinato effetto, principalmente a livello mentale, ma anche, seppur in maniera ridotta, a livello fisico ed energetico.
Esistono moltissimi mantra per gli scopi più diversi; la maggior parte sono in sanscrito, ma ne esistono anche in altre lingue. Il mantra più conosciuto è il mantra Om (AUM).

In Tibet, molti buddhisti incidono i mantra nella roccia come forma di devozione.
Il loro uso varia a seconda delle scuole spirituali o delle filosofie. Vengono principalmente utilizzati come amplificatori spirituali, parole e vibrazioni che inducono nei devoti una graduale concentrazione. I mantra vengono utilizzati anche per accumulare ricchezza, evitare pericoli, o eliminare nemici. I Mantra hanno origine in India all'interno dell'Induismo Vedico e nel Jainismo, popolari in diverse e moderne pratiche spirituali che si rifanno seppur in modo impreciso alle antiche pratiche delle religioni Orientali.
I Mantra sono considerati come suoni vibrazionali, a causa della grande enfasi che si pone alla loro corretta pronuncia (grazie allo sviluppo della scienza fonetica, in India, migliaia di anni fa). Il loro scopo è liberare la mente dalla realtà illusoria e dalle inclinazioni materiali. Il processo di ripetizione di un Mantra è definito cantilena.
Indice[nascondi]
1 Introduzione
1.1 I Mantra come suoni archetipali
2 I Mantra nell'Induismo
2.1 Japa
2.2 Alcuni Mantra Indù
2.3 Guidami dall'Ignoranza verso la Verità
2.4 I Mantra Hare Kṛṣṇa
2.5 Mantra della vittoria sulla malattia e la morte
2.6 I Mantra Shanti
2.7 Preghiere Universali
2.8 Altri esempi
2.9 Il Mantra Indù Bija
3 I Mantra nel Buddhismo
3.1 I Mantra nel Buddhismo Shingon
3.2 Distinzione tra dharani e mantra
3.3 La kana e i mantra
3.4 L'origine di tutti i suoni
4 I Mantra nel Buddhismo Indo-Tibetano
4.1 La pratica Vajrayana
4.2 Om mani padme hum
4.3 Altri Mantra utilizzati dai Buddhisti Tibetani
5 I Mantra in altre tradizioni o contesti
6 Nella cultura popolare
7 Bibliografia
8 Voci correlate
9 Collegamenti esterni
9.1 Mantra Buddhisti
9.2 Mantra Indù
9.3 Altri
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Introduzione [modifica]
Un mantra ha due aspetti: il primo è manana, e significa che ciò che si è ascoltato deve penetrare nella mente; il secondo è trānia, e vuol dire che qualunque cosa sia penetrata nella mente vi deve essere fermamente stabilita e preservata. I mantra possono essere strumenti di adorazione, preghiera, terapia, avanzamento spirituale, purificazione o di offerta rituale. Essi sono suddivisi in dieci karma (azioni).
Śānti : (della pace profonda) libera da malattie, problemi psicologici, paura, illusione e difficoltà mondane e ambientali; recitati senza aspettative od attaccamenti.
Istambhan : (che paralizza) servono per fermare, in natura, ogni tipo di essere vivente od oggetto inanimato.
Mohana : (attraente) usati per affascinare uomini, donne o animali, in questa categoria rientrano mesmerismo e ipnotismo; noto anche come Sammoha.
Uchchatan : (che turba) servono a turbare l’equilibrio mentale, aumentano il dubbio, l’incertezza, la paura, le delusione; la persona che ne subisce l’influenza agisce come se fosse posseduta.
Vaśikaran : (controllo della coscienza) servono a ridurre in schiavitù; chi ne subisce l’effetto perde capacità di discriminare diventando come una marionetta.
Ākarśan : servono ad attrarre persone che vivono lontano.
Jrambhan : servono per cambiare paradigmi di comportamento, chi li subisce si comporta secondo il volere di chi li usa.
Vidweśan : dividono due persone, creano rabbia, odio, gelosia, aggressività reciproche; i comportamenti rimangono invariati cambiano solo quelli in relazione alla persona selezionata.
Puśti : servono per accrescere fama, ricchezza, prestigio, buona volontà, condizione sociale e potere proprio.
Bija: sono mantra di sintesi con un numero limitato di sillabe e sono considerati più potenti degli altri.
I Mantra hanno delle caratteristiche in comune con le formule magiche, ossia di trasmutare in forma di azione il desiderio o la volontà umana. Il Dr. Edward Conze, studioso di Buddismo, interpreta frequentemente la parola "mantra" come "formula magica". Spesso si ritiene che i suoni orali abbiamo poteri magici, o addirittura siano l'espressione vocale del Divino.
Per gli autori delle scritture Indù delle Upaniṣad, la sillaba Aum stessa costituisce un mantra, e rappresenta Brahman, il Dio supremo, colui che ha creato l'universo.
La sola pronuncia corretta di questa sillaba consente l'esperienza diretta di illuminazione, si sperimenta direttamente Dio. Secondo Kūkai, importante maestro buddhista giapponese del IX secolo, tutti i suoni siano la voce di Dharmakaya Buddha cioè, nei termini del pensiero Yogico e delle Upaniṣad, questi suoni sarebbero la manifestazione della realtà ultima.
Tuttavia non si deve pensare che questo principio valga esclusivamente per le culture orientali. Le parole hanno comunque un certo potere sulla natura sottile dell'essere umano. Se si accetta anche il collegamento 'etimologico con la parola "manas", che significa "mente", e "trana" , "protezione", allora si desume che il "mantra" sia qualcosa in grado di proteggere la mente. Tuttavia in pratica è stato possibile dimostrare che vanno al di là di una semplice funzione di protezione mentale. Per molte culture le lettere scritte hanno un potere. Le lettere possiedono persino una funzione oracolare.
Invece in India a causa di particolari condizioni storiche la parola scritta è stata sempre considerata nettamente inferiore, come importanza, all'espressione orale. I Bramini erano la casta sacerdotale del popolo Hindù, coloro che conservavano le sacre scritture, inizialmente dei Veda, più tardi anche delle Upaniṣad. Per anni, solo loro furono a conoscenza dei mantra e delle formule sacre cantate in ogni occasione importante.
Tuttavia, con l'avvento delle scuole Indù di Yoga, Vedānta, Tantra e Bhakti, il mantra è entrato a far parte delle pratiche religiose consuete.
Tale era, in questo contesto, l'influenza della natura elitaria della conoscenza sui mantra, che persino i Buddisti, che ripudiavano completamente l'idea delle caste e dell'efficacia degli antichi rituali, chiamavano se stessi i shravakas, ossia "gli ascoltatori". In India una persona saggia viene chiamata "un buon ascoltatore".

I Mantra come suoni archetipali [modifica]
I Mantra sono anche considerati suoni archetipali. Quello che simbolizzano dipende dal contesto e dalla mente della persona che li ripete. Studi sul simbolismo dei suoni hanno dimostrato che i suoni delle vocali hanno un significato se siamo o no di loro consapevoli. Inoltre è possibile svelare un simbolismo situato su più livelli, associato ad ogni suono.
Così, anche se non li conosciamo, i mantra non sono semplicemente l'espressione fonetica di un cerimoniale privo di significato -- nessuna espressione vocale è completamente priva di significato, ma vibrazioni, che, ripetute opportunamente, hanno effetti generalmente positivi su mente, corpo e spirito. I mantra hanno un significato specifico a seconda del contesto in cui operano: il mantra "Om" per esempio ha un significato presso gli Indù ed un altro presso i Buddisti. L'analisi del Kukai, un erudito Buddista del IX secolo, è rivelatrice. Vedi sotto.
Mentre il tantra Indù si soffermava sia sulle lettere che sui suoni come espressione del divino, il Buddhismo itinerante dava maggiore enfasi alla parola scritta. La Cina non possedeva un linguaggio ecclesiastico unificato come il Sanscrito, pertanto realizzarono la loro unità culturale mediante un linguaggio scritto, flessibile nella pronuncia e più mirato nell'espressione dei concetti. Di conseguenza i Cinesi riposero nella scrittura molta più considerazione dei missionari Buddisti Indiani. Così la scrittura dei mantra divenne una pratica spirituale loro specifica.
Mentre i Bramini ponevano l'attenzione su una corretta pronuncia, i Cinesi, in realtà Buddisti del lontano oriente erano più interessati alla corretta scrittura. La pratica di scrittura dei mantra, di trascrizione dei testi come pratica spirituale, divenne molto raffinata in Giappone, in cui ebbe un notevole sviluppo la scrittura delle Sutra Buddiste, attualmente le sole conosciute. Tuttavia anche in India, in molte sette viene praticata la ripetizione scritta in Sanscrito dei mantra.

I Mantra nell'Induismo [modifica]
I Mantra hanno avuto origine dai grandi testi sacri Indù, principalmente i Veda. In questi testi, vere e proprie opere d'arte, la tecnica di scrittura si sviluppa su due righe, dette "slokas", anche se molti mantra vengono eseguiti su una riga singola o persino in combinazione con singole parole.

Aum
Il mantra fondamentale è Aum, noto nell'induismo come il "pranava mantra", la sorgente di tutti i mantra. Il significato filosofico si fonda sull'idea Indù di "nāma-rūpa" o del nome-forma, che suppone che tutte le cose, le idee, o le entità presenti nell'esistenza e nel cosmo fenomenologico, hanno un nome e una forma di qualche genere. Il nome-forma della vibrazione primordiale Aum è la prima manifestazione "nāma-rūpa" di Brahman, la realtà immanifesta.
Prima dell'esistenza e al di là dell'esistenza l'unica sola realtà era Brahman, e la sua prima manifestazione nell'esistenza è Aum. Per questa ragione Aum viene considerato il mantra più potente e fondamentale, spesso usato come prefisso e suffisso in tutte le preghiere Indù.
Mentre alcuni mantra invocano specifici Dei o principi, i più importanti tra i mantra, come l'Aum, il Shanti, il Gayatri, ed altri focalizzano colui che li pronuncia sulla realtà ultima delle cose.
Nel tantrismo Indù, l'universo è suono. Il supremo (para) causa l'esistenza attraverso la Parola (Shabda). La Creazione consiste di vibrazioni di varia frequenza e ampiezza che danno luogo ai fenomeni del mondo.
Le vibrazioni più pure, sono le Var.na, scritture imperscrutabili, a noi rivelate, imperfette sia nella forma che nel suono. Le Var.na sono gli atomi del suono. Una complessa e simbolica associazione si forma tra le lettere, elementi, Dei, Segni dello Zodiaco, parti del corpo -- lettere che acquisiscono forza e si arricchiscono di significati, grazie a queste combinazioni. Per esempio nelle Aitrareya-aranya-Upanishad troviamo: "Le consonanti mute rappresentano la terra, le sibilanti il cielo e le vocali il paradiso. Le consonanti mute rappresentano il fuoco, le sibilanti l'aria, le vocali il sole ? Le consonanti mute rappresentano gli occhi, le sibilanti le orecchie, le vocali la mente".
In effetti ogni lettera diventa un mantra e il linguaggio dei Veda, in Sanscrito, corrisponde profondamente alla natura delle cose. Così i Veda rappresentano simbolicamente la realtà stessa. La sillaba primordiale Om, rappresenta l'unità fondamentale della realtà: Brahman.

Japa [modifica]
Japa era un concetto della saggezza Vedica che incorporava i mantra, quale forma principale di puja, o venerazione, il cui fine ultimo è la moksha o Liberazione. Essenzialmente, japa significa ripetizione, divenuta una pratica consueta presso la religione Indù, attraverso varie forme di Yoga e Tantrismo. Questa tecnica consiste nella ripetizione continua di mantra, di solito in cicli di multipli di tre, il più popolare dei quali è il 108. Per questa ragione gli Indù usano il mala, corrispondente al rosario della religione cristiana, contenente 108 perle e una perla principale chiamata "meru".
I devoti eseguono la japa utilizzando le dita e contando, per ogni perla, la ripetizione di un mantra scelto. Una volta raggiunte le 108 ripetizioni, se desiderano continuare un altro ciclo di mantra, il devoto deve tornare indietro senza attraversare la perla "meru" e ripetere.
Si dice che attraverso le japa i devoti siano i grado di raggiungere un'estrema focalizzazione sulla divinità scelta o sul principio del mantra. Le vibrazioni, i suoni e gli echi del mantra sono considerati estremamente importanti, in quando si suppone, secondo le diverse scuole di pensiero Indù, siano in grado di risvegliare il prana o vita spirituale, e persino di stimolare l'energia dei chakra.
Qualsiasi sloka tratta da Testi Sacri induisti come i Veda, le Upaniṣad, la Bhagavad Gita, lo Yoga Sutra e persino dal Mahābhārata e dal Ramayana è considerata abbastanza potente da essere ripetuta con grande effetto, e quindi possedere lo status di mantra.
Un mantra è generalmente è formato dal nome di una divinità che viene salutata in questo modo : "Aum namah ------", "Aum namo ------", oppure, "Aum Jai ( Gloria!) -----" o con altre combinazioni diverse. Per esempio: "Aum namah Shivaya" (Aum, mi arrendo a Te, Shiva ), "Aum namo Narayanaya (mi inchino a Te, Narayana); oppure "Aum Namo Bhagavate Vasudevãya", (Saluto universale al Dio Visnhu), "Aum Shri Ganeshaya Namah" (Aum, mi arrendo al Signore Ganesh), e "Jai Ma Kali" e "Aum Hrim Chandikãyai Namah. " (mantra di Devi).

Alcuni Mantra Indù [modifica]
Il mantra più rappresentativo della tradizione Indù è il celebre Gayatri Mantra :
ॐ भूर्भुवस्व:
तत् सवितूर्वरेण्यम्
भर्गो देवस्य धीमहि
धियो यो न: प्रचोदयात्
Om Bhūr Buvaḥ Svaḥ
Tat Savitur Vareṇyaṃ
Bhargo Devasya Dhīmahi
Dhiyo Yo Naḥ Pracodayāt
Questo mantra è considerato il più universale di tutti i Mantra Indù, un'invocazione a Brahman come principio di tutta la conoscenza e creatore del Sole primordiale, una preghiera al "Sole dell'intelletto" affinché illumini e disperda le tenebre dell'ignoranza.

Guidami dall'Ignoranza verso la Verità [modifica]
āsato ṃā sat gamayā / tamaso ṃā jyotir gamayā / ṃrityor-ṃā āmritam gamayā / Om śānti śānti śāntiḥ
"Guidami dal non-essere all'essere, guidami dall'oscurità verso la luce, guidami dalla morte all'immortalità"

I Mantra Hare Kṛṣṇa [modifica]

Il mantra Hare Kṛṣṇa
Sono famosissimi i mantra dedicati alle upaniṣad Kali-Santarana, ritenuti molto potenti. Tra tutti, uno dei più noti:
Hare Krishna Hare Krishna Krishna Krishna Hare Hare
Hare Rama Hare Rama Rama Rama Hare Hare
È composto dai nomi attribuiti a Dio dalla tradizione vaishnava: Kṛṣṇa e Rama e da Hare, l'energia (shakti) divina. Il mantra Hare Kṛṣṇa venne diffuso da Caitanya Mahaprabhu, mistico e santo bengalese del XV secolo, come l'unico metodo di preghiera dell'era attuale (Kali Yuga). Quando A.C. Bhaktivedanta Swami Prabhupada creò l'ISKCON, in inglese International Society for Kṛṣṇa Consciousness, in italiano Società Internazionale della Coscienza di Kṛṣṇa, un movimento religioso Vaishnava dell'India dell'Ovest, definì il mantra "Hare Kṛṣṇa" come l'unico in grado di portare il devoto verso la moksha (Liberazione dal Saṃsāra, o ciclo di nascite e morti) e di risvegliare la Coscienza di Kṛṣṇa (nella filosofa Vaishnava, l'eterno sentimento che lega l'anima individuale - jiva - a Dio); per questo è chiamato anche Maha Mantra (Grande Mantra). In Occidente il movimento di Prabhupada è più comunemente conosciuto con il nome di Hare Kṛṣṇa.

Mantra della vittoria sulla malattia e la morte [modifica]
Mritunjaya Mantra
Om Tryambakam yajamahai
Sugandhim pusti vardhanam
Urvarukamiva bandhanat
Mrityormuksiya mamritat
Offriamo preghiere a Tryambak (aspetto guaritore di Shiva)
affinché ci liberi dai legami della nascita e della morte
le malattie e la morte non vengano a noi

I Mantra Shanti [modifica]
ॐ सह नाववतु
सह नौ भुनक्तु
सह वीर्यं करवावहै
तेजस्विनावधीतमस्तु
मा विद्विषावहै
Om saha naavavatu
Saha nau bhunaktu
Saha viiryan karavaavahai
Tejasvi naavadhiitamastu
Maa vidvishhaavahai
Possa entrambi proteggerci
Possa nutrici insieme
Possa lavorare insieme con grande vigore
Possano i nostri studi essere illuminati
Possa nessun ostacolo sorgere tra di noi
ॐ शान्तिः शान्तिः शान्तिः
Om shaantih shaantih shaantih
Om pace, pace, pace, pace.
-- Yajurveda Nero Taittiriya Upaniṣad 2.2.2

Preghiere Universali [modifica]
Sarveśāam Svastir Bhavatu
Sarveśām Sāntir Bhavatu
Sarveśām Pūṛṇam Bhavatu
Sarveśām ṃangalam Bhavatu
(Auguro il bene a tutti, auguro la pace a tutti, auguro a tutti di vivere per la perfezione, e possano tutte le esperienze essere di buon auspicio)
Sarve Bhavantu Sukhinaha
Sarve Santu ṇirāmayaha
Sarve Badrāṇi Pasyantu
ṃā Kascidh-dhuhkha Bhāga-Bhavet
(Om, Siate tutti felici. Siate tutti in buona salute. Auguro a tutti buone esperienze senza far soffrire nessuno. Om, pace, pace, pace)

Altri esempi [modifica]
Tat Twam Asi "Tu sei Quello"
Maha Mrityunjaya.
Surya Namaskara

Il Mantra Indù Bija [modifica]
Nell'Induismo il concetto di mantra come suono mistico fu traslato, come logica conclusione, nel concetto di "seme" o Bija, mantra che non ha un significato preciso, ma sono concepiti per evocare, attraverso le loro connessioni vocali, a diversi principi spirituali. Per esempio : la devozione alla Madre Divina, Kali, nella forma di mantra, è abilmente sintetizzata nel potente mantra Bija, nella tradizione Shakta dell'Induismo :
Aum Kreeng Kreeng Kreeng Hoong Hoong Hreeng Hreeng
Dakshina Kalike
Kreeng Kreeng Kreeng Hoong Hoong Hreeng Hreeng Swaha
Naturalmente il più venerato tra tutti i mantra Bija vi è l'Om/Aum.
I Mantra Bija fanno parte della conoscenza monistica, che pur riconoscendo la manifestazione multiforme, deriva comunque un unico principio.

I Mantra nel Buddhismo [modifica]
Il Buddhismo, dopo la società Vedica, ha sviluppato un suo sistema di conoscenza dei mantra, che è comunque molto simile a quello Induista, ma possiede caratteristiche proprie.

I Mantra nel Buddhismo Shingon [modifica]
L'erudito del Buddhismo Kukai ha proposto una teoria generale del linguaggio basata su due forme di linguaggio rituale: il Dharani e il Mantra. Il Mantra è riservato a pratiche Esoteriche Buddhiste, mentre il Dharani è presente sia nei rituali Esoterici che in quelli Essoterici. Il Dharani lo possiamo trovare, per esempio, nel Cànone Pali (vedi sotto). Il Kukai ha inoltre coniato la parola "Shingon" per tradurre in giapponese la parola mantra.
La parola Dharani deriva dalla radice Sanscrita dh.r il cui significato è "tenere", o "mantenere". Ryuichi Abe suggerisce che tale parola possa venire utilizzata come dispositivo mnemonico che incapsula il significato o di una sezione o di un capitolo o di una sutra. I dharani vengono anche utilizzati, nella quotidianità, per proteggersi dalle influenze maligne e dalle calamità.
Un mantra viene anche utilizzato come dispositivo linguistico in grado di consentire e di approfondire la riflessione interiore, o, in un contesto Buddhista, di sviluppare la possibilità di un'esperienza diretta di illuminazione. Tuttavia i mantra sono stati usati anche come parole magiche, per scopi mondani, per ottenere salute, lunga vita, ed eliminare i nemici.

Distinzione tra dharani e mantra [modifica]
È difficile fare distinzione tra dharani e mantra. Si può affermare che tutti i mantra sono dharani, ma che non tutti i dharani sono mantra. I Mantra tendono alla brevità ; entrambi tendono a contenere un numero di frammenti sonici creduti incomprensibili e privi di significato, come Om, o Hu.m. Il Kukai considera i mantra una classe speciale di dharani che rivela ogni sillaba di un dharani, quale manifestazione della vera natura della realtà -- in termini Buddisti , in cui tutti i suoni sono una manifestazione di shunyata o vacuità. Quindi il Kukai ribalta il concetto e suggerisce che i dharani siano in realtà saturi di significati -- dove ogni sillaba assume, in realtà, un profondo significato simbolico su piani differenti.
Uno dei contributi distintivi del Kukai fu infine quello di dimostrare che queste associazioni simboliche non differiscono in modo sostanziale dal linguaggio ordinario. Se si conosce il funzionamento dei mantra, qualsiasi suono potrebbe rappresentare praticamente la realtà ultima.

La kana e i mantra [modifica]
Sempre per il Kukai, l'enfasi data ai suoni era uno dei capisaldi per il campionamento del sistema fonetico di scrittura giapponese, la kana, adottata ai tempi dello stesso Kukai, che venne generalmente accreditato come il suo inventore, ma fra gli eruditi vi sono molti dubbi. La sua teoria si fonda sull'ipotesi che i mantra ebbero un potente effetto sul pensiero della società Giapponese, dominato fino a quel momento sia dalla cultura Cinese, nella forma del Cinese Classico, usato nelle corti e tra i letterati, che dal Confucianesimo, l'ideologia politica allora dominante.
In particolare fu in grado di usare la nuova teoria sul linguaggio per creare un collegamento tra la cultura Giapponese e il Buddismo. Per esempio tra il Budda Mahavairocana e lo Shinto dio del sole Amaterasu, dato che si pensava che l'imperatore discendesse da Amaterasu, Kukai fu in grado di trovare un potente collegamento tra l'imperatore e Budda, e di conseguenza il modo di integrare lo Shinto con il Buddismo, cosa che non riuscì al Confucianesimo, e lo fece attraverso il linguaggio, e i mantra. Kukai fu di grande aiuto nello spiegare i mantra in un modo mai tentato prima: fondamentalmente si domandò cosa è un testo, in che modo funzionano i segni, e soprattutto, di quale linguaggio si tratta, anticipò la moderna teoria dello strutturalismo, anche se giunse a conclusioni molto differenti.

L'origine di tutti i suoni [modifica]
In questo sistema di pensiero tutti i suoni originano dalla "a" -- la a breve della parola padre. Per il Buddismo esoterico la vocale "a" possiede una funzione speciale essendo associata con il Shunyata o con l'idea di vocale neutra, dove assume significati diversi. In Sanscrito la vocale "a" viene utilizzata quale prefisso in grado di modificare il significato di una parola nel suo opposto : per esempio : "vidya" significa conoscenza, e "avidya" è ignoranza, (lo stesso espediente è stato utilizzato in molte parole greche, per esempio "ateismo" contro "teismo", e "apatia" contro "pathos"). La stessa lettera a viene visualizzata nelle sacre scritture Siddham e pronunciata in rituali e pratiche di meditazione. Nei Mahavairocana Sutra centrale per il Buddismo Shingon si dice : Rendete grazie al voto originale del Budda e del Bodhisattva, una forza miracolosa risiede nei mantra, cosi, colui che li pronuncia acquisisce meriti senza limiti" [Conze ,p.183].

I Mantra nel Buddhismo Indo-Tibetano [modifica]
Edward Conze distingue tre periodi nell'uso Buddhistico dei mantra. Inizialmente seguendo gli Indiani, i Buddhisti usavano i mantra per proteggersi dalle influenze maligne.
Nonostante ai monaci Vinaya fosse proibito utilizzare mantra Brahminici per ottenere beni materiali, vi era sempre qualche monaco che trasgrediva e li usava a fini magici. È particolare il caso del mantra Ratana Sutta, la cui efficacia dei versi sembra evocare il concetto di "sutta finiva con : "dalla virtù di questa verità, possa essere felice".
I Mantra storicamente successivi avevano la funzione di custodi della vita spirituale del cantore. Questi mantra possiedono sezioni di sutra Mahayana dette anche sutra del loto bianco e Lankavatara Sutra. Lo scopo di avere protezione è cambiato con il tempo. Nella Sutra della luce d'oro i Quattro grandi Re promettono di esercitare la sovranità sulle diverse classi di semidei, per proteggere l'intero Jambudvipa (il subcontinente indiano), i monaci che declamano i sutra, e i re che sponsorizzano i monaci. Apoteosi di questo tipo di approccio si trovano nella scuola Nichiren Buddista, fondata nel 13° secolo in Giappone, il cui distillato di tutte le pratiche Buddiste si concretizza nella venerazione del Sutra del Loto attraverso la recitazione del daimoku: "Nam myoho renge kyo" che tradotto significa all’incirca: “Dedico la mia vita alla mistica Legge del Sutra del Loto”.
Durante la terza epoca, circa nel 7° Secolo, il mantra viene utilizzato come veicolo di salvezza e di insegnamento. La filosofia Tantrica ebbe un forte sviluppo tra il 6° e il 7° secolo, mentre la specifica forma Buddhista fa la sua apparizione verso l'inizio del 300 a.C.. Il primo nome dato al comune mantra Vajarayna era Matrayana che fa presagire l'importanza che i mantra assumeranno all'interno del Buddhismo Indo-Tibetano.

La pratica Vajrayana [modifica]
La pratica Vajrayana fornisce un valido aiuto a chi desidera raggiungere l'esperienza diretta di illuminazione, di sperimentare l'autentica realtà delle cose. Qui i Mantra svolgono la funzione di simbolo dei diversi aspetti di questa realtà -- per esempio la saggezza o la compassione. Ogni Mantra è associato ad una particolare divinità ; l'unica eccezione è il mantra Prajnaparamita che è associato al Sutra del Cuore.
Una delle strategie chiave dei Mantra Vajrayana al fine di realizzare l'esperienza diretta di illuminazione è quello di assorbire nella pratica l'intero organismo psicofisico. Secondo i Buddisti ogni persona è formata di corpo, mente e parola. Così un tipico sadhana o pratica di meditazione deve comprendere delle mudra, che consistono in simboliche posizioni delle mani, fino al raggiungimento di una completa prostrazione fisica ; la recitazione dei mantra ; ed infine tecniche di visualizzazione di esseri celestiali e delle parole del mantra che si sta recitando. Colui che medita deve visualizzare le parole di fronte a sé, o all'interno del proprio corpo. Le può pronunciare o a voce alta, o solo mentalmente.

Om mani padme hum [modifica]
Probabilmente il più famoso mantra Buddista è Om mani padme hum (in cinese 唵嘛呢叭咪吽). Sono le sei sillabe del mantra del Bodhisattva Avalokiteshvara della compassione è chiamato in Tibetano Chenrezig, e in Cinese: Guanyin. Questo mantra è associato in modo particolare alla forma a quattro braccia chiamata Shadakskari di Avalokiteshvara, e che viene in particolar modo utilizzato dai suoi devoti.
Donald Lopez elenca diverse interpretazioni di questo mantra nel suo libro: Prigionieri di Shangri-la: Il Buddhismo Tibetano e l'Occidente. Il Lopez è uno scrittore autorevole, la sua è una sfida all'analisi stereotipata del mantra nel consueto significato di "Gioiello del Loto", un'interpretazione che non è supportata né da analisi linguistica, né dalla tradizione Tibetana, essendo il tipico approccio Orientalista dell'Occidente all'oriente 'esotico'. Il Lopez suggerisce inoltre, che Manipdma è attualmente il nome del bodhisattva nella forma di Avalokiteshvara, avente molti nomi, e, in alcuni casi comprendente Padmapani o fiore di loto in mano. L'insistenza dei Brahmini sulla assoluta corretta pronuncia in Sanscrito viene interrotta nel momento in cui il Buddismo si espande negli altri paesi dove gli abitanti non sono in grado di riprodurre correttamente i suoni. Così, per esempio, in Tibet, dove questo mantra è sulle labbra di molti tibetani al momento del risveglio, viene pronunciato come: "Om mani peme hum".

Altri Mantra utilizzati dai Buddhisti Tibetani [modifica]
La seguente lista di mantra è tratta dal Kailash - Jurnal of Himalayan Studies, Vol. 1, Num. 2, 1973, pp. 168-160, comprende diverse versione del mantra Om mani Padme Hum. Notare come, in questo mantra, la parola swaha sia qualche volta scritta svaha, e di solito pronunciata dai tibetani so-ha. La pronuncia varia nella translitterazione in inglese ; per esempio : hum e hung, generalmente sono la stesa parola. I mantra usati nella pratica dai Buddisti Tibetani sono in Sanscrito, al fine di mantenerne l'efficacia originaria, mentre la Visualizzazione dei simboli e altre pratiche sono di solito fatte in Tibetano.
Om wangishwari hum Questo è il mantra del Mahabodhisattva Manjusri, in Tibetano: Jampelyang Wylie "'jam dpal dbyangs'" ... Il Buddha nella sua saggezza.
Om mani padme hum è il mantra di Chenrezig, Mahabodhisattva, Il Buddha nel suo aspetto compassionevole.
Om vajrapani hum Il mantra del Buddha quale protettore degli Insegnamenti Segreti: come il Mahabodhisattva Channa Dorje (Vajrapani).
om vajrasattva hum La versione più breve del mantra di Vajrasattva. Esiste anche una versione avente più di 100 sillabe.
Om ah hum vajra guru pema siddhi hum Il mantra del Vajraguru Guru Rimpoche che introdusse in Tibet, il Buddhismo Mahayana e il Buddhismo Vajrayana.
Om tare tuttare ture swaha Il mantra di Jetsun Dolma o Tara (Bodhisattva), La Madre del Buddha.
Om tare tuttare ture mama ayurjnana punye pushting svaha, il mandra di Dölkar o Tara Bianca, un'emanazione di Tara (Bodhisattva) che rappresenta salute e lunga vita.
Om amarani jiwantiye swaha Il mantra del Buddha per una vita libera dai propri limiti : Il Buddha Amitayus (Tibetan Tsépagmed) nella sua forma celestiale .
Om dhrum swaha Il mantra purificatore della mente Namgyalma.
Om ami dhewa hri Il mantra del Buddha Amitabha (Hopagmed del Buddhafield Occidentale, la cui pelle è dello stesso colore del sole nascente.
Om ah ra pa tsa na dhih Il mantra dalla "voce dolce", Jampelyang (Wylie, "'jam dpal dbyangs") o Manjusri, il Buddha nella sua saggezza.
Hung vajra phat Il mantra del Mahabodhisattva Vajrapani nella sua forma irascibile.
Om muni muni maha muniye sakyamuni swaha Il mantra del Buddha Sakyamuni, il Buddha storico.
Om gate gate paragate parasamgate bodhi swah Il mantra del Cuore della Perfezione, del Sutra della Saggezza.

I Mantra in altre tradizioni o contesti [modifica]
La Meditazione Trascendentale, conosciuta semplicemente come 'MT', utilizza dei semplici mantra per focalizzarsi sulla meditazione. l' MT è stata fondata da Maharishi Mahesh Yogi. Secondo la MT, la pratica può essere di beneficio in diversi aspetti della vita : nelle relazioni, nella riduzione dello stress, nella salute, nell' autostima ; ma ne può beneficiare anche il mondo intero attraverso la riduzione della violenza, del crimine, sostanzialmente migliorando la qualità della vita. Il fondatore era esperto della tradizione Indù, ma la MT è un tentativo di adattare ai tempi moderni una forma di meditazione separandola dalla tradizione. In questo contesto vengono utilizzate per mantra solo due sillabe.
I Mantra sono stati praticati entusiasticamente anche da diversi gruppi New Age. Tuttavia la loro applicazione fuori da un contesto tradizionale e dal punto di vista del religioso Indù o del praticante Buddista, manca di profondità. La sola ripetizione di sillabe può avere un effetto calmante sulla mente, ma i tradizionalisti affermano che i mantra possono cambiare effettivamente il livello della nostra consapevolezza solo se vengono utilizzati attraverso la pratica tradizionale.

Nella cultura popolare [modifica]
Nell'album musicale Fisiognomica del 1988, Franco Battiato fa riferimento al Mantra nella canzone Il mito dell'Amor, cantando Echi di Mantra, nel suono del suo nome.
Il Mantra è anche un potere utilizzato da Eneru e dai Sacerdoti di Skypiea (Ohm, Shura, Gedatsu e Satori), personaggi del manga ed anime One Piece di Eiichiro Oda. Questo potere permette di prevedere le mosse dell'avversario.


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